3rd Katrina Day
“Gli effetti dell’uragano Katrina sono destinati a trasformare per sempre e in maniera radicale una delle culle storiche della cultura nera d’America”.
Lance Hill, Direttore del Southern Institute for Education and Research della Tulane University
Laissez les bon temps rouler!
Il punto d’incontro si trova nel Lower 9th Ward, uno dei quartieri più devastati da Katrina, è il luogo da cui partirà la marcia commemorativa del “terzo anniversario dell’uragano”.
L’atmosfera è intensa. Qualcuno è impegnato ad attaccare cartelloni, che riportano i nomi delle vittime – 853 in tutto – sul muro eretto a protezione del quartiere nel timore che il fiume (Inner Harbor Navigation Canal) possa nuovamente esondare.
La marcia ha inizio e il ritmo dei tamburi da subito si onde con le numerose voci di protesta che reclamano diritti e opportunità di alloggio a prezzi accessibili. Nelle fasi successive all’uragano è mancato un coordinamento adeguato degli aiuti e il governo non è stato in grado di fornire l’assistenza necessaria a chi non aveva avuto possibilità di fuggire. Uno degli slogan che i manifestanti gridano a gran voce è “Three years later and still no change”. La città è attualmente al 72% della sia popolazione pre-Katrina (455 mila abitanti).
La Rebirth Brass Band è la festosa colonna sonora della marcia. Ma le voci dei partecipanti raccontano altro: “Mio cognato è rimasto ucciso nei giorni successivi all’uragano. La polizia gli ha sparato sette colpi alla schiena, senza un ragione apparente, e soffriva di problemi mentali”, dice uno di loro. A New Orleans occorre ricostruire molto di più che argini e case, ma un’intera società civile.
New Slaves
a cura della Redazione WJ
Ritorna il brivido mai veramente sopito dello schiavismo in Luisiana, sia pur declinato in forme “innovative”. UN progetto ambizioso per trasformare New Orleans in un parco giochi per wasp.
A un anno dal più sconvolgente disastro ambientale naturale della storia Usa, meno di 200 mila abitanti (su mezzo milione) sono tornati a New Orleans. Interi quartieri appaiono ancora un cumulo di macerie. Solo la metà delle scuole e un terzo degli ospedali sono sati riaperti mentre il 60% delle abitazioni restano prive di elettricità. All’appello mancano soprattutto i poveri e i neri, un tempo i due terzi della popolazione. Le loro case sono state rase al suolo e nessuno ha intenzione di ricostruirle.
Un’occasione unica per liberare la città da neri e poveri e favorire il ritorno di bianchi e ricchi. L’idea di ricostruire gli storici quartieri neri è caduta nel vuoto. Soltanto il l fotogenico e turistico French Quarter e le antiche ville – bianche e patrizie – del Garden District sono state restituite agli antichi splendori in una vittà dove persino Bourbon Street è oggi pervasa da un senso di desolazione e abbandono. Mr Boysie Bollinger, amico personale del presidente George W. Bush e capo della business élite incaricata della ricostruzione ha ringraziato il cielo per l’aiuto ricevuto. Nel giro di pochi mesi Bollinger è riuscito a rimettere in piedi la sua fabbrica di imbarcazioni, nonostante la maggior parte dei suoi operai afro-americani siano stati uccisi o sfollati da Katrina. Come? Sostituendoli con messicani o filippini, spesso illegali disposti a lavorare giorno e notte pur di non essere deportati. “Katrina cambierà profondamente la cultura di New Orleans”, profetizza Bollinger, affermando poi che “il proletariato nero sarà rimpiazzato ben presto da quello ispanico, che ha più voglia di lavorare”. E soprattutto è maggiormente ricattabile.