Brenta, Milano
Brenta. Un quartiere poco conosciuto dai milanesi e quasi mai sotto i riflettori della cronaca cittadina, con un passato industriale e un’anima popolare. Due elementi che ne hanno definito la morfologia e il tessuto sociale. A nord-ovest lo scalo di Porta Romana, a nord-est il tracciato di corso Lodi (la via Emilia) e l’ex insediamento industriale del TIBB (Tecnomasio Italiano Brown Boveri), a sud la campagna già minacciata dall’espansione urbana di Milano. Potremmo allora scrivere: “a sud la campagna che resiste di fronte all’espansione urbana di Milano”
Dentro questa complessità – frutto della sovrapposizione di tessuti residenziali, industriali e spazi agricoli – le persone ancor prima delle istituzioni hanno sempre trovato posto per una propria identità. La dismissione dei fabbricati attivi fino agli anni ’70 si è quindi tradotta nella riappropriazione di spazi che oggi ospitano attività terziarie, botteghe artigianali e realtà associative.
È qui che vivo: in un quartiere dalle dimensioni ridotte dove la piazza della chiesa, la panetteria, la sartoria egiziana, il vinaio, i laboratori di artisti locali, le associazioni a sostegno della famiglia sono ancora un punto di riferimento per gli abitanti. La macchina fotografica diventa così strumento di mappatura, calcolo prospettico, presa di contatto con chi vi abita e ne conosce la storia.